Conservazione del Parco, nel Bosco di Sant’Andrea 3mila nuove piantine e limitate le specie aliene
By ComunicazioneIn News17th gennaio, 2023L’articolo 3, comma 2 dello Statuto del nostro Parco delle Groane, “Scopi dell’Ente Parco” è molo chiaro. Sono, in particolare, competenze dell’Ente Parco: La conservazione degli ambienti naturali. Conservazione che passa soprattutto dalla manutenzione dei boschi. In questo senso c’è un nuovo importante progetto che sta interessando il Parco delle Groane e della Brughiera Briantea, si tratta di “Life Gestire” e ha il fine di migliorare le conoscenze e le capacità di gestione dei siti “Retenatura2000” ovvero migliorare lo stato di conservazione di habitat e specie protetti o a rischio di scomparsa.
Come si mette in atto questa funzione? In poche parole contenendo il proliferare di specie “aliene” al territorio e piantando invece centinaia di specie erbacee tipiche del luogo. In termini tecnici si tratta di interventi di connessione ecologica e di contrasto alle specie alloctone (o come detto aliene, ovvero che a causa dell’azione dell’uomo, si trovano ad abitare e colonizzare un territorio diverso da quello di origine). E’ parte del progetto “Life Gestire” anche la sorveglianza mirata dei siti e la sensibilizzazione sui temi legati alla tutela della biodiversità.
Gli interventi degli ultimi mesi hanno riguardato in particolare il Bosco di Sant’Andrea nel Comune di Misinto. L’obiettivo, come anticipato è stato migliorare gli ambienti forestali del Parco, ovvero gli habitat di querceto presenti, seguendo il “Piano di Gestione dei Siti di Interesse Comunitario” del Parco delle Groane (Frezzini et al., 2007). Nel bosco sono presenti querceti di farnia o rovere subatlantici, e dell’Europa centrale del Carpinion betuli, e vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur.
Sono stati interessati esclusivamente terreni con querceti di proprietà del Parco. L’arricchimento delle specie nemorali (piante che crescono nei boschi) interessa invece tutti gli habitat dei querceti indipendentemente dalla proprietà. Ecco come si è scelto di procedere: E’ stata preventivamente posizionata una bacheca nell’area con cartelli per informare i frequentatori del bosco delle attività prevista.
E’ avvenuta poi la cercinatura (asportazione dell’anello di corteccia e parte del legno per limitare la crescita dell’albero) o l’eliminazione di esemplari di specie alloctone. Il tronco è stato lasciato sul “letto di caduta”, fino a raggiungere il limite dei 30 metri cubi per ettaro della cosiddetta necromassa. La stroncatura di alberi è stata realizzata attraverso mezzi meccanici o con tagli mirati del tronco. L’operazione inizia dalle aree marginali del bosco e riguarda in particolare: quercia rossa, ciliegio tardivo e robinia, preservando invece le querce, i carpini e i pini autoctoni.
La seconda fase del progetto ha compreso invece la messa a dimora di circa 3mila piantine su un terreno di più o meno 10 ettari. Ogni intervento ha inserito almeno 5 specie erbacee di flora nemorale (boschiva) tipica dell’habitat oggetto dell’intervento. Nei settori le piantine sono state preservate da una recinzione con una rete metallica alta circa un metro e venti. Per garantire la sopravvivenza delle piante la messa a dimora deve avvenire nel periodo autunnale, come previsto anche dai regolamenti regionali. La flora tipica dell’habitat boschivo consentirà una competizione con i rovi spesso presenti nelle chiarie (piccole radure) zona di bosco in cui scarseggiano o mancano del tutto gli alberi.