Perché si devono anche tagliare gli alberi per mantenere vivi i boschi?

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Perché si devono anche tagliare gli alberi per mantenere vivi i boschi?

By ComunicazioneIn News22nd marzo, 2024

Tutti vogliamo bene agli alberi e fortunatamente ne abbiamo compreso la loro importanza per preservare l’ecosistema e difenderci dai cambiamenti climatici.
Le piante assorbono gran parte della CO2, abbassano l’inquinamento e mitigano l’innalzamento delle temperature. Il taglio, anche di un singolo albero, viene così percepito istintivamente in modo negativo. Come una ferita per la natura. Anche tagliare uno o più alberi, in maniera corretta, significa invece avere cura del bosco. In tutta la Lombardia ogni anno avvengono circa 23mila tagli culturali nei circa 618mila ettari di boschi lombardi. Cosa significa “taglio culturale”? Per l’ordinamento italiano sono i tagli di ordinaria attività silvana – o forestale, visto che bosco, foresta e selva sono considerati sinonimi ndr – I tagli servono per rinnovare la vitalità, il mantenimento e l’evoluzione del bosco stesso, favorendo la biodiversità. Si tratta di interventi tecnicamente di ripulitura, sfolli, diradamenti, tagli fitosanitari e tagli finalizzati al restauro forestale dei soprassuoli danneggiati dal fuoco, ma pure per ridurre il rischio di incendi e dissesto idrogeologico.
Ancora, si può intervenire per ricostituire e riconvertire i castagneti, convertire i boschi cedui in boschi ad alto fusto, per il ripristino di habitat naturali. Altri interventi programmati vengono invece effettuati per questioni di sicurezza. Sicurezza stradale e pedonale, presenza di cavi elettrici e altre reti di distribuzione, abitazioni, reti idrauliche.

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Nel nostro Parco delle Groane e della Brughiera Briantea la maggior parte dei boschi sono proprio cedui. Cosa significa? Significa che vanno tagliati periodicamente, affinché possano sopravvivere meglio. Ovviamente si procede con una attenta programmazione effettuata annualmente dall’ufficio tecnico del Parco in accordo con i forestali. Vengono definiti i lotti e selezionate le imprese. Questo sui terreni di proprietà del Parco, mentre se si tratta di terreni privati, va presentata dal titolare una “denuncia di taglio”. Il Parco insomma deve sempre autorizzare preventivamente qualsiasi intervento di taglio.In ogni caso il taglio va effettuato da imprese specializzate e lasciando interrati i ceppi e i pedali, dai quali nasceranno altre piante, tecnicamente dei polloni. Quando si fa un taglio è necessario mantenere alcuni alberi in piedi, per favorire la crescita delle nuove piante (la cosiddetta “rinnovazione”) che andranno a sostituire quelle tagliate. Le piante da lasciare in piedi (che, a seconda dei casi, si chiamano “matricine”, “riserve”, “portasemi” ecc.) fanno cadere i semi da cui nasceranno le nuove piantine (“plantule”) e permettono di ombreggiare un po’ il terreno, evitando così l’invasione di erbe e cespugli che soffocherebbero le plantule.

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Tutti gli alberi, come ogni essere vivente hanno un proprio ciclo vitale, così anche in un bosco coltivato e gestito dall’uomo, anche la vita di “matricine”, “riserve”, “portasemi” non è eterna: esaurita la loro funzione, anche queste piante saranno destinate al taglio e lasceranno il posto alla nuova generazione di alberi. La mortalità naturale in un bosco fitto è elvata, in un ettaro (circa due campi da calcio) possono trovarsi diverse decine di migliaia di plantule. Man mano che diventano grandi, il loro numero crolla. Quando gli alberi avranno raggiunto un’altezza di 20 – 30 metri nello stesso ettaro se ne conteranno poche centinaia. Tutti gli altri saranno morti, in un certo senso, soffocati e poi seccati da quelli più alti, per mancanza di luce.
Chi esegue i tagli dei boschi è sempre obbligato a mantenere alcune piante (isolate o a gruppi) per l’invecchiamento a tempo indefinito (2 per ettaro). Queste piante devono essere contrassegnate con un bollo di vernice gialla o con un contrassegno fornito gratuitamente dall’ente forestale (provincia, comunità montana, parco, riserva).

Un conto quindi sono le opere di “disboscamento” o “trasformazione del bosco”, quando questo viene eliminato per far posto a case, strade, piste da sci o campi coltivati, un altro è il “taglio del bosco” un intervento mirato che serve anche per utilizzare dalla foresta il legname prezioso per la nostra economia oltre che per eliminare le piante malate, pericolose o secche.

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Col “taglio del bosco” in Lombardia si preleva ogni anno meno del 20% della crescita del bosco. Regione stima che ogni anno il legname dei nostri boschi cresce di circa 3 milioni di metri cubi, i tagli riguardano più o meno mezzo milione di metri cubi. E’ come se ogni anno prelevassimo dalla banca meno del 20% degli interessi, lasciando l’80% degli interessi e tutto il capitale.

Ovviamente, il “taglio del bosco” deve essere fatto con precisi criteri tecnici qualitativi, che mirano a mantenere sana la foresta ed a permettere la nascita e la crescita di nuove piante (“rinnovazione naturale”). Questi criteri tecnici sono ricavati dalla “selvicoltura”, che è una scienza che studia il bosco, la sua crescita e le modalità per gestirlo in maniera rispettosa dell’ambiente.

Se vedete insomma che all’interno del Parco delle Groane avvengono tagli di alberi è proprio perché il Parco ha cura dei suo boschi e li vuole preservare.


Sito ufficiale del
Parco delle Groane

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