Storia
GLI OSPITI ILLUSTRI DELLE GROANE
Arese – Ugo Foscolo fu ospite del Conte Marco Arese Lucini e della Contessa Antonietta Fagnani (1778-1847), che possedevano una villa di campagna, dove ora sorge il Centro salesiano. Il Foscolo dedicò alla “frivola” Antonietta nel 1801 la celeberrima Ode “All’amica risanata”.
Bollate – Si deve a Galeazzo Arconati (1592-1648) se Villa Arconati è diventata “villa di delizie”, la “Piccola Versailles”. Il capostipite della linea bollatese degli Arconati ampliò la struttura dell’antica villa, ne arricchì le collezioni e il patrimonio bibliotecario, gli arredi e le decorazioni, ne abbellì i giardini e il parco. E’ Galeazzo, grande intenditore e appassionato d’arte, che nel 1622 acquista i 13 volumi di scritti, tra cui il Codice Atlantico, di Leonardo da Vinci da lui donato nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana (dove è attualmente conservato). A Castellazzo fa collocare gli splendidi bassorilievi del monumento funebre a Gastone di Foix, duca di Nemours e nipote di Luigi XII, realizzati dallo scultore Agostino Busti detto il “Bambaia” (ora al Museo del Castello Sforzesco), più volte visionati da Antonio Canova. E, ancora, fece arrivare da Roma, con un grande sforzo finanziario ed organizzativo, la statua di Pompeo, ai piedi della quale tradizione vuole sia stato pugnalato Giulio Cesare.
Ceriano Laghetto – Ospiti un po’ particolari furono quelle decine di reduci della Shoah e delle leggi razziali, accolti in casa Wiskyn al Laghetto di Ceriano. Nell’immediato dopoguerra la tenuta di Giorgio Wiskyn aprì le sue porte a gruppi di ebrei superstiti dei campi di concentramento o reduci dall’esilio in Svizzera, senza più dimora e spesso senza parenti. Quasi tutti emigreranno clandestinamente in Palestina con l’aiuto degli organismi ebraici ricostituiti e formeranno il nucleo fondatore dello Stato di Israele.
Lazzate – Secondo la tradizione Alessandro Volta (1745-1827) in più riprese e per diversi periodi soggiornò a Lazzate, e non solo per villeggiatura, e a Lazzate avrebbe perfezionato la scoperta della pila elettrica (1800), che oggi è richiamata sul gonfalone comunale. Curiosamente nella lapide murata su quella che fu la sua residenza lazzatese, e oggi nota come “Casa Volta”, si legge tra l’altro l’appellativo di “mago del tubero”, alludendo all’iniziativa che pare ebbe l’illustre scienziato, di proporre ai contadini della zona la coltivazione della patata da lui assaggiata durante i viaggi in America ed in Europa.
Lentate – Villa Mirabello fu fatta erigere come dimora estiva nel 1756 da Gabriele Verri, padre dell’illuminista Pietro Verri, scrittore e fondatore del Circolo “Il caffè”. Il “Mirabello” fu frequentato da intellettuali e artisti, tra cui Giuseppe Parini e Alessandro Manzoni, che amavano la tranquillità del luogo. Fautori di innovazioni tecnologiche e sperimentazioni agrarie, i Verri potenziarono nella zona l’allevamento del baco da seta. L’edificio fu collegato ad una cascina, quando i successivi proprietari, Pietro Cairati e Cipriano Odazio, industriali della seta vi impiantarono una filanda, e in seguito Eugenio Villoresi, artefice dell’omonimo canale, anche un reparto di tessitura, rimasti in funzione fino al 1918. Villa Raimondi sorse nel 1630 circa a Birago di Lentate a cura del Marchese Casnedi che affidò il progetto all’architetto Pier Francesco Cantoni. Splendidi affreschi parietali al primo e al secondo piano del corpo centrale, anteriori al 1740, sono attribuiti a discepoli del Tiepolo. La storia della Villa si intreccia con il Risorgimento italiano, dopo che nel 1803 ne entrarono in possesso i marchesi Raimondi di Como, ferventi patrioti. Occupata per sette anni dalle truppe austriache del generale Giulay dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza (1848-1849), ne subì le conseguenze di distruzione e devastazione. Tornati a Birago nel 1859, i Raimondi ripararono i danni, ma non riuscirono a riportare la villa alla precedente magnificenza. Amico di Giuseppe Garibaldi, il marchese Raimondi lo ospitò presso di sé a Birago, e favorì nel 1860 il matrimonio tra l’ “eroe dei due mondi” e la propria figlia Giuseppina. Ma le nozze non “furono consumate” perché una lettera, recapitata subito dopo la cerimonia insinuava fondati dubbi sulla condotta della giovane. Garibaldi sciolse seduta stante il matrimonio. Dopo vent’anni, i due otterranno il divorzio e Giuseppina sposerà il patriota Lodovico Mancini, dal quale avrà una figlia.
Limbiate – A Mombello di Limbiate si trova Villa Pusterla (poi degli Arconati e dei Crivelli, un tempo ospedale psichiatrico provinciale), importante sia per aver ispirato a Cesare Cantù il romanzo storico “Margherita Posterla” (1838), sia per essere stato residenza di Napoleone Bonaparte che qui trattò importanti questioni politiche, quali la nascita della Repubblica Cisalpina, le basi del trattato di Campoformio, la fine della Repubblica di Venezia e qui posò per il pittore Antonio Giovanni Gros, autore del suo primo grande ritratto. A Mombello risiedevano la madre di Napoleone, Maria Nunziata, e le tre sorelle Carlotta, Elisa e Paolina. Nel 1797 Paolina Bonaparte si sposò con il generale Leclerc nella chiesetta di Villa Pusterla.
Senago – Fin dal medioevo fu scelto come sito privilegiato dai nobili come luogo di villeggiatura e di caccia perché situato sulla strada maestra Milano-Como, circondato dai boschi delle Groane. Pare che nel 1355 il Duca Barnabò Visconti abbia fatto costruire un castello a Senago, in centro paese, su di un’altura dove vi erano le rovine di un monastero. Il castello di Senago passò dai Visconti agli Sforza e poi ai fratelli Dugnani. Si tratta probabilmente della stessa dimora dalle caratteristiche fortilizie acquistata dal cardinale Federico Borromeo all’inizio del 1600, e che ospiterà grandi personaggi del passato quali Diderot, Pindemonte, Stendhal, Croce. Altro personaggio che trascorse del tempo a Senago fu il poeta Carlo Porta ospite dell’avvocato Giuseppe Antonio Martinelli, proprietario dell’attuale villa Sioli.
Solaro – La Cà del Re una volta accoglieva in una villa di proprietà Borromeo famiglie nobili milanesi e vari regnanti della dinastia Savoia, che le hanno dato il nome. I signori venivano a cacciare nella vasta tenuta e a pescare nel laghetto. La villa, sventrata e spogliata dai vandali nel corso dell’ultima guerra, è stata demolita dopo il 1945. Rimane la brughiera, che ospita anfibi e rettili rari, riserva di caccia del falco pecchiaiolo e degli altri rapaci.
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